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piero lerda
 
28 aprile 1962 / 12 maggio 1962

Pagine di diario
Opere dal 1948 al 1962

A cura di Antonio Carena

 

 
 



 

Galleria L'Immagine
Torino (To)

 
Disegni tempere incisioni opere dal 1948 al 1962

L'UNITA'  -  Giovedì 3 maggio 1962
Di Scroppo

A Torino
Arti figurative: Guerreschi alla "Bussola"  Lerda all' "immagine"

Pietro Lerda è alla sua prima personale : lo tiene a battesimo con una esauriente introduzione Renzo Guasco, che ha guardato nei fogli e nei quadri, ma soprattutto ha interrogato l'artista per rilevarne le ragioni della sua visione poetica.
Ci pare pertinente e opportuno discorrere di luce per il disegno di Lerda, che ama fare risalire la sue emozioni pittoriche alle occasioni quotidiane  e realistiche dei lampi di magnesio, degli schermi televisivi e cinematografici, dei fari accecanti di notte sulle autostrade. 
Il suo muoversi dalla natura alla pittura concede tuttavia poco, e per lontane assonanze, alla brutalità del reale; ma guarda con ossessione alla resa della forma finale, procedendo alla sintesi delle luci e del nero come alle adozioni di sapienti , tecnicissimi, che fanno viva la sua pagina.

le opere esposte









STAMPA SERA  -  Giovedì 3 – Venerdì 4 Maggio 1962
Di An.Dra.

Mostre d’arte: dalla letteratura alla pittura

Pietro Lerda che, dopo aver conseguita la maturità artistica, si è aureato in lingua e letteratura straniere, si può dire abbia solennizzato il suo trentacinquesimo compleanno (nacque a Caraglio il 29 Aprile 1927) con questa prima mostra personale allestita nella piccola galleria dell’Immagine, in via cernaia.
Le diverse esperienze culturali che l’hanno tenuto fuori dalla normale partecipazione a tante mostre ufficiali, rivelano d’altra parte un diretto influsso sul singolare suo mondo figurativo, chiarendo non soltanto il lungo approfondimento dal quale nascono, ma anche la continuità d’una visione che d’intelligenza e di cultura si nutre.
Quello di Lerda è infatti un mondo di origine letteraria: attraverso gli autori che l’artista ha studiato con interesse, da Bernanos a Sartre, da Kafka a Camus, per non dire di Beckett e Jonesco, si chiarisce il senso di una tematica che s’affida al lucido razionalismo dei chiusi ambienti (stanze dalle pareti come di cristallo) entro I quali egli introduce l’esistenziale inquietudine del nostro tempo nella rappresentazione d’una solitudine quasi metafisica, ribadita anche dalle più rare immagini di alcuni “personaggi”, tra I quali s’avverte la difficoltà d’un vero colloquio.
La mostra comprende alcuni disegni più antichi (ve ne sono del 1953/54) raccolti in una cartella a disposizione del pubblico, e alle pareti, una quindicina di altre opere del 1960/61, per le quali l’esperienza letteraria può aver offerto non più che un lontano spunto all’artista pronto a sviluppare, con originalità di modi, attraverso una ritmica spazialità, il materiale d’invenzione che non ignorale delicate notazioni del segno e le luminose tonalità di certe efficaci filtrazioni cromatiche.

 

AMATORE D’ART  -  Maggio Giugno 1962
Selezione di notizie echi e commenti – Note critiche
Di Ezio Giannotti

Coincidenze: LERDA, GUERRESCHI, PETLIN   Galleria l’Immagine

Amico da molti anni di Pietro Lerda, non posso evidentemente parlare del suo lavoro, dei suoi oggetti, oggi da tutti fruibili, senza istituire cmentalmente un continuo confronto fra I suoi atteggiamenti e modi di vivere, e I prodotti del suo operare artistico.
Non vi è frattura fra questi due stati dell’essere, ma integrazione,  maggiore potenziamento e pienezza. Spesso il suo lavora, come d’altronde il mio, è stato oggetto di dialgo fra noi. Comuni interessi ci legano. Reciprocamente, intuizioni e supposizioni trovano assicurazione, e se non altro, nei casi di incertezza, motivo di dialogo.
Ogni occasione (ora buona consuetudine), sia pure quella offertaci dalla breve passeggiata serale fino alla fermata dell’autobus, da piazza Castello a piazza Solferino, ed oltre, per l’intera durata del percorso, è stata (ed è) sfruttata in tal senso. Conosco, quindi, I problemi che Lerda ha affontato in questi anni, e “quale” il materiale che ha elaborato e “come”, attraverso un paziente e scrupoloso sperimentare. Uno sperimentare, sia chiaro, mai fine a se stesso, e cioè nelle linee della sua evoluzionefenomenologica, ma inteso a realizzare concretamente gli oggetti intuiti, intravisti, e in parte teorizzati, con lucidità e intelligenza.
Sono nate così le serie degli “schermi” e degli “interni-flash”: lastre emulsionate, e schemi-luce rifratta, indicativi di due distinti momenti (riferibili ad una diversa posizione generale) della percezione delle onde luminose e della loro funzione. Poichè la luce (quella artificiale) ha in Lerda una funzione fondamentale: un valore di simbolo per gli aspetti più impersonali e ossessivi del mondo attuale.
Ed è attraverso tale simbolo, inoltre, che egli articola il suo discorso.
Degli “Interni-flash”, in cui la luce scoppia fulminea e abbacinante (l’irruzione brutaledel “pubblico”), investendo I suoi oggetti e svelandoli (l’uomo è una povera cosa violata e “Gli uomini in trappola” ne sono la scoperta trascrizione), agli “Schermi” che la luce isolano, e limitano a un fondo ricostruttore di prospttive, la vicenda dell’uomo espulso dalla realtà per le sue innaturali astrazioni si conclude. E’ un rientro timido, si intende, in punta di piedi. La sua presenza si avverte: si deduce da una certa unità di visione, da abbozzi di maschere, accenni a volume, ma ancora non si configura nelle forme consuete: alcune ipoteche impediscono ancora la sua completa reintegrazione.

le opere esposte

In questa direzione si muove Lerda, pienamente consapevole. Quanto me egli sa benissimo che questo problema si pone inequivocabilmente, e richiede, senza ulteriori illazioni, proposte adeguate alla sua risoluzione, con buona pace di tutti I simpatizzanti e I cultori dell’alienazione, e dei professionisti dell’abbandono catartico del gesto, altra for a di rinuncia ad “essere”.
Questo, per lui, a scanso di equivoci, non è unprogramma, ma un’”attesa”, coneguibile sulla base delle premesse fatte, e ricavabile da un contesto più ampio, senza dubbio, di quello strettamente pittorico, ma soltanto nei termini di questo però soddisfacentemente realizzabile.


 
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