La Stampa (Nord Ovest), Venerdì 27 febbraio 2009
Caraglio. Domani apre l’antologica
“Dal caos al gioco”. Ricordando Lerda l’arte diventa libertà
A poco più di un anno dalla scomparsa, un’ampia mostra antologica ricorda la figura e l’esperienza pittorica di Piero Lerda, nato a Caraglio il 29 aprile 1927, morto il 14 novembre del 2007. E proprio nella sua città, negli ambìti spazi de “Il Filatoio”, si inaugura domani alle 17 l’esposizione “Piero Lerda. Dal caos al gioco. Opere dal 1948 al 2007”, curata da Ivana Mulatero . Organizzata dall’Associazione Culturale Marcovaldo, presieduta da Fabrizio Pellegrino, in collaborazione con La Regione ed il Comune di Caraglio, questa rassegna permette di ripercorrere le fasi di una vicenda che appartiene alla cultura visiva piemontese e non solo....
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La Stampa, Sabato 28 febbraio 2009
“Piero Lerda dal caos al gioco”
“Fare cose d’arte è un modo per conoscere questo granello d’universo nel quale ci è dato di vivere”, ha scritto nei suoi appunti Piero Lerda. Il pittore nato a Caraglio nel 1927, e morto nel 2007, a cui oggi Il Centro Sperimentale per le Arti Contemporanee dell’Associazione Culturale Marcovaldo dedica una retrospettiva. Centoventi opere, dal 1948 al 2007, raccontano il suo appassionato percorso artistico nella Sala delle Colonne del Filatoio di Caraglio che ospita la mostra “dal Caos al Gioco” allestita da Ivana Mulatero- “ E’ grazie a lei che si fa questa rassegna- sottolinea Valeria Gennaro Lerda, vedova dell’artista- ha studiato con precisione l’opera di mio marito e l’ha catalogata, ricostruendo il suo percorso intellettuale, ...
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L'UNITA' - Giovedì 3 maggio 1962
Di Scroppo
A Torino
Arti figurative: Guerreschi alla "Bussola" Lerda all' "immagine"
Pietro Lerda è alla sua prima personale : lo tiene a battesimo con una esauriente introduzione Renzo Guasco, che ha guardato nei fogli e nei quadri, ma soprattutto ha interrogato l'artista per rilevarne le ragioni della sua visione poetica.
Ci pare pertinente e opportuno discorrere di luce per il disegno di Lerda, che ama fare risalire la sue emozioni pittoriche alle occasioni quotidiane e realistiche dei lampi di magnesio, degli schermi televisivi e cinematografici, dei fari accecanti di notte sulle autostrade.
Il suo muoversi dalla natura alla pittura concede tuttavia poco, e per lontane assonanze, alla brutalità del reale; ma guarda con ossessione alla resa della forma finale, procedendo alla sintesi delle luci e del nero come alle adozioni di sapienti , tecnicissimi, che fanno viva la sua pagina.
STAMPA SERA - Giovedì 3 – Venerdì 4 Maggio 1962
Di An.Dra.
Mostre d’arte: dalla letteratura alla pittura
Pietro Lerda che, dopo aver conseguita la maturità artistica, si è aureato in lingua e letteratura straniere, si può dire abbia solennizzato il suo trentacinquesimo compleanno (nacque a Caraglio il 29 Aprile 1927) con questa prima mostra personale allestita nella piccola galleria dell’Immagine, in via cernaia.
Le diverse esperienze culturali che l’hanno tenuto fuori dalla normale partecipazione a tante mostre ufficiali, rivelano d’altra parte un diretto influsso sul singolare suo mondo figurativo, chiarendo non soltanto il lungo approfondimento dal quale nascono, ma anche la continuità d’una visione che d’intelligenza e di cultura si nutre.
Quello di Lerda è infatti un mondo di origine letteraria: attraverso gli autori che l’artista ha studiato con interesse, da Bernanos a Sartre, da Kafka a Camus, per non dire di Beckett e Jonesco, si chiarisce il senso di una tematica che s’affida al lucido razionalismo dei chiusi ambienti (stanze dalle pareti come di cristallo) entro I quali egli introduce l’esistenziale inquietudine del nostro tempo nella rappresentazione d’una solitudine quasi metafisica, ribadita anche dalle più rare immagini di alcuni “personaggi”, tra I quali s’avverte la difficoltà d’un vero colloquio.
La mostra comprende alcuni disegni più antichi (ve ne sono del 1953/54) raccolti in una cartella a disposizione del pubblico, e alle pareti, una quindicina di altre opere del 1960/61, per le quali l’esperienza letteraria può aver offerto non più che un lontano spunto all’artista pronto a sviluppare, con originalità di modi, attraverso una ritmica spazialità, il materiale d’invenzione che non ignorale delicate notazioni del segno e le luminose tonalità di certe efficaci filtrazioni cromatiche.
GAZZETTA DEL POPOLO - venerdì 4 maggio 1962
Di Luigi Carluccio
Le mostre d'arte
Pietro Lerda
alla galleria l'Immagine
Un solo dipinto ad olio e quattordici disegni ( ed alcuni altri in una cartella a visa, che dimostrano la continuità della particolare visione dell'artista, nato nel 1927 a Caraglio ) ci fanno conoscere per la prima volta con una mostra personale Pietro Lerda. Si entra nel medesimo cerchio della interpretazione esistenziale dei problemi implicati nella presenza stessa dell'uomo in mezzo al creato esteso ormai su dimensioni interplanetarie, che caratterizza altre esposizioni attualmente aperte a Torino: Guerreschi alla Bussola, Crippa alla Narciso, Merz alla Gallerie di Notizie.
Tra tante interpretazioni, questa, di Lerda, è la più delicata direi soffiata e fragile, sia sul piano strumentale che sul piano concettuale, giacchè mi pare che rifletta su misura a piccolo raggio una riduzione letteraria dei termini di tale problema più che la testimonianza diretta e viva di un mondo vivo, nelle sue infinite, dunque, probabilità di essere e manifestarsi. "Gli schermi e gli interi-flash mi appaiono come gli equivalenti delle strutture luce dei teloni del cinema, degli schermi televisivi, dei lampi del magnesio, delle sciabolate dei fari sulle autostrade di notte; come gli interni degli studios cinematografici, dei sets televisivi, dei teatri di posa, dei laboratori scientifici. E' un paesaggio che ci circonda e dentro cui viviamo." dice lo stesso Lerda nel corso della presentazione in cui Renzo Guasco ha acutamente analizzato il tipo di visioni colte di sorpresa, di intuizioni spaziali e figurali cha affiorano quasi casualmente alla superficie, specchiandosi per un attimo nella nostra retina e rivelando un'altra realtà, più segreta, tutta interiore; nella quale le cose e le figure non sono che grumi di esistenza e quasi sempre allarmati; imprigionati, anzi, in una gabbia di luce.
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AMATORE D’ART - Maggio Giugno 1962
Selezione di notizie echi e commenti – Note critiche
Di Ezio Giannotti
Coincidenze:
LERDA, GUERRESCHI, PETLIN Galleria l’Immagine
Amico da molti anni di Pietro Lerda, non posso evidentemente parlare del suo lavoro, dei suoi oggetti, oggi da tutti fruibili, senza istituire cmentalmente un continuo confronto fra I suoi atteggiamenti e modi di vivere, e I prodotti del suo operare artistico.
Non vi è frattura fra questi due stati dell’essere, ma integrazione, maggiore potenziamento e pienezza. Spesso il suo lavora, come d’altronde il mio, è stato oggetto di dialgo fra noi. Comuni interessi ci legano. Reciprocamente, intuizioni e supposizioni trovano assicurazione, e se non altro, nei casi di incertezza, motivo di dialogo.
Ogni occasione (ora buona consuetudine), sia pure quella offertaci dalla breve passeggiata serale fino alla fermata dell’autobus, da piazza Castello a piazza Solferino, ed oltre, per l’intera durata del percorso, è stata (ed è) sfruttata in tal senso. Conosco, quindi, I problemi che Lerda ha affontato in questi anni, e “quale” il materiale che ha elaborato e “come”, attraverso un paziente e scrupoloso sperimentare. Uno sperimentare, sia chiaro, mai fine a se stesso, e cioè nelle linee della sua evoluzionefenomenologica, ma inteso a realizzare concretamente gli oggetti intuiti, intravisti, e in parte teorizzati, con lucidità e intelligenza.
Sono nate così le serie degli “schermi” e degli “interni-flash”: lastre emulsionate, e schemi-luce rifratta, indicativi di due distinti momenti (riferibili ad una diversa posizione generale) della percezione delle onde luminose e della loro funzione. Poichè la luce (quella artificiale) ha in Lerda una funzione fondamentale: un valore di simbolo per gli aspetti più impersonali e ossessivi del mondo attuale.
Ed è attraverso tale simbolo, inoltre, che egli articola il suo discorso.
Degli “Interni-flash”, in cui la luce scoppia fulminea e abbacinante (l’irruzione brutaledel “pubblico”), investendo I suoi oggetti e svelandoli (l’uomo è una povera cosa violata e “Gli uomini in trappola” ne sono la scoperta trascrizione), agli “Schermi” che la luce isolano, e limitano a un fondo ricostruttore di prospttive, la vicenda dell’uomo espulso dalla realtà per le sue innaturali astrazioni si conclude. E’ un rientro timido, si intende, in punta di piedi. La sua presenza si avverte: si deduce da una certa unità di visione, da abbozzi di maschere, accenni a volume, ma ancora non si configura nelle forme consuete: alcune ipoteche impediscono ancora la sua completa reintegrazione.
In questa direzione si muove Lerda, pienamente consapevole. Quanto me egli sa benissimo che questo problema si pone inequivocabilmente, e richiede, senza ulteriori illazioni, proposte adeguate alla sua risoluzione, con buona pace di tutti I simpatizzanti e I cultori dell’alienazione, e dei professionisti dell’abbandono catartico del gesto, altra for a di rinuncia ad “essere”.
Questo, per lui, a scanso di equivoci, non è unprogramma, ma un’”attesa”, coneguibile sulla base delle premesse fatte, e ricavabile da un contesto più ampio, senza dubbio, di quello strettamente pittorico, ma soltanto nei termini di questo però soddisfacentemente realizzabile.
QUINDICINALE DI ATTUALITA' POLITICA CULTURA
N. 6 – 15 MAGGIO 1962
Di Maripiera de Vecchis
PIETRO LERDA A “L’IMMAGINE”
(…) Di tutt’altra natura è l’opera del pittore Pietro Lerda che espone all’immagine ed è alla sua prima mostra personale. Renzo Guasco nella èpresentazione tende a sottolineare l’origine e l’ispirazione letterarie dei quadri di Lerda, ispirazione varia che va dagli esistenzialisti Sartre e Camus, alle angosciose visioni di Kafka.
Parlando dei sui disegni il pittore stesso vuol dar loro un contenuto figurativo. Infatti lui dice che sono palcoscenici vuoti su cui nascondono ambigue figure larvali, esseri persi e nascosti tra immaginarie filiformi ipalcature. Io penso invece che le composizioni di Lerda sono composizioni astratte, molto ben organizzate e studiate attentamente, dominate dal senso della luce. I titoli infatti sono significativa: “ Piccolo interno flash” “Grande schermo” ecc. E anche quando sono “Uomo in trappola” o “ Uomini che si arrampicano su una lastra di cristallo”, l’uomo non c’è, neppure come larvale entità surreale. La luce della composizione è accecante, da faro, da neon, luce violenta e artificiale, luce che domina in mezzo ad accortissimi tralicci neri e bianchi posti al lato del disegno come elemanto di contorno al bianco assolutodella luce. Oltre ad un ottima organizzazione strutturale questi hanno una vera e propria ragione d’essere. L’uomo oggi è immerso in una luce violenta, una luce inumana che lo paralizza, nelle fabbriche, negli uffici, nelle strade delle città, paralizza l’anima dell’uomo nella paura di un mondo tutto costruito, lontanissimo dalla natura. Per forza, per l’uomo oggi non è più la luce del sole che invade le cose, è la luca dei fari, dei flash, del neon che le scopre e le abbaglia snaturando e annullando uomini e cose.
Qui e soltanto qui è il vero punto di contatto tra Lerda e la letteratura esistenziale. |